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Il lato nascosto del ghost hunting: Vallucciole

Quasi 6 mesi per cercare contatti, richiedere autorizzazioni, ed attendere una risposta positiva poi una mail verso metá febbraio, il comune di Stia ha accettato la nostra richiesta e la cosa più interessante é che ci faranno svolgere l'indagine il 13 aprile proprio la data in cui Vallucciole entra suo malgrado nella storia. Quella é la data in cui quasi tutti gli abitanti di quel paese furono uccisi dai nazisti, secondo molte teorie sul paranormale le presenze residuali sembrano acquisire più forza nella data dell'evento che le riguarda, e quindi c'é maggiore possibilitá, per chi indaga, di riuscire a registrare importanti anomalie.

Comincia la preparazione, lo studio del luogo, la sua storia, ma tutto prende immediatamente una piega diversa dal solito, la gioia nel comunicare la buona notizia al resto del gruppo lascia molto presto il posto ad una sensazione di rispetto verso ciò che andavamo a studiare. Finalmente é il 13 aprile, arriviamo a Vallucciole intorno alle 14, in una sosta pranzo fatta una mezz'oretta prima decidiamo come affrontare l'indagine: ci divideremo in due squadre che a turno indagheranno in tutto il perimetro del paese.

Arriviamo sul posto, la stradina che porta a ciò che resta di Vallucciole é molto stretta e dissestata e, per sistemare le macchine, decidiamo di proseguire per qualche metro più avanti in cerca di uno slargo per fare manovra, così facendo arriviamo alla fine della strada e sullo slargo troviamo l'entrata al cimitero di Vallucciole. Non parliamo, cala un silenzio quasi irreale tra noi. Decidiamo di entrare, basta uno sguardo tra noi e l'attrezzatura resta in macchina: c'é una regola non scritta, una linea di condotta nel G.I.A.P. che insegna a rispettare i luoghi sacri, le indagini si fanno altrove, questi luoghi sono fatti per pregare per chi crede o semplicemente per ricordare.

Ci sono fiori freschi su alcune lapidi, nonostante siano passati quasi sessant' anni ancora quel giorno resta impresso nella memoria di chi ha avuto i propri cari ammazzati dalla follia umana. Ci sono lapidi ormai consumate dal tempo che si fa fatica a leggere, ci sono nomi diversi su uno stesso marmo ma tutti con lo stesso cognome, famiglie intere annientate; i ragazzi mi fanno notare la tomba dell'ultima superstite di Vallucciole spentasi poco più di un anno fa e penso a quanto avrei voluto parlarci di persona, il mio pensiero svanisce mentre distolgo lo sguardo e sento un brivido lungo la schiena, non paura, stavolta no, magari fosse paura é un sentimento indescrivibile: un misto tra sdegno, pietá, disperazione... Mi avevano parlato di lui, della sua morte atroce scaraventato con la testa contro un muro, troppo piccolo a detta dei suoi carnefici per sprecare su di lui le pallottole, a nemmeno due anni puoi essere ammazzato come un capretto. Sono davanti la sua lapide, non immaginavo di trovarla e sicuramente non in quelle condizioni: non so perché, non so se sia giusto, fatto sta che sulla sua lapide hanno messo una foto del suo corpicino privo di vita. É un pugno forte che arriva dritto ed inaspettato, il tempo di una preghiera interrotta un milione di volte dal pensiero che ho una figlia di quasi la sua stessa etá, un bacio ed una carezza a quella foto e via, parcheggiamo le macchine facciamo ciò per cui siamo venuti qui, indaghiamo.

Mentre i ragazzi sistemano le telecamere fisse vengo intervistato da una televisione della provincia di Arezzo, in realtá da tre amici: Abbiamo conosciuto Beppe, Marco ed il "su babbo" durante altre indagini svolte nella terra del Casentino e quindi non c'é emozione nel rispondere alle loro domande.

La sera sta calando, siamo in alta collina e visto il ritardo della primavera abbiamo scelto di piazzare la postazione fissa in una rientranza tra due case, per essere più protetti dal vento; facciamo una pausa per la cena, di solito il momento che preferisco, non soltanto per il fatto che si mangia, come potrebbe suggerire la mia stazza, ma perché é il momento in cui si "fa gruppo": si parla di calcio, si prende in giro chi ha portato il panino più strano, ci si scambiano idee ed indicazioni per come svolgere l'indagine, una sigaretta, una risata e si comincia.

Ci dividiamo in squadre, le prime anomalie non tardano a presentarsi: rumori di passi fuori dalla stalla dove stiamo scattando delle foto, illuminatori che si scaricano anche se appena accesi. La notte corre veloce quando accadono queste cose e decidiamo di guadagnare tempo dividendoci in due squadre: io, Andrea e Giuseppe ripercorriamo la strada che costeggia l'entrata del paese, Paolo e Armando fanno registrazioni audio nella stalla dove é stato ucciso anche il bambino. Rumore di colpi su una parete, la prima volta li sente Daniel dalla postazione fissa poi anche Armando e Paolo che si fermano fuori dell'abitazione per cercare di capire cosa stia accadendo, un fascio di luce giallognola li illumina solo per un attimo e sparisce, si guardano, si voltano... Non c'é nessuno, pensano forse che possa essere stata una nostra torcia la la distanza é troppa tra loro e noi e se ne rendono presto conto.

Noi siamo arrivati di nuovo sullo spiazzo, seguendo alcuni rumori uditi con gli ultrasuoni ci ritroviamo difronte al muro di cinta del cimitero, passano pochi minuti ma sembra un'eternitá: ancora passi, forse un grugnito, un brontolio; anche Giuseppe vede per un attimo un fascio di luce, chiede conferma a me ed Andrea ma siamo troppo presi a guardarci intorno per averlo notato, sentiamo camminarci intorno e quando nel registratore catturiamo una voce decidiamo che é ora di tornare dagli altri.

Finisce l'indagine, ricarichiamo l'attrezzatura, percorriamo subito il tratto di statale che ci riporta sull'autostrada, la stanchezza si fa sentire; un autogrill, decidiamo di riposarci un pò, un'oretta di sonno, un caffé e mentre albeggia siamo a Roma.

Rientro a casa, non c'é nessuno, mia moglie é al lavoro e la mia principessa é a dormire dalla nonna, che padre snaturato che sono ma magari un giorno anche lei sará del G.I.A.P. ed allora perdonerá questo pazzo che gira la notte a cercare fantasmi. Ormai il sonno se n'é andato ed in attesa del ritorno della mia famiglia accendo il pc, scarico il materiale... Vallucciole non mi abbandona: quella voce registrata ora é più chiara e non é solo una, quel rumore di passi ora ha una spiegazione perché in uno scatto é rimasta impressa la sagoma di "qualcuno", quelli forti la chiamerebbero figura antropomorfa per dare più enfasi alla scoperta, per noi quella sagoma é invece un monito a ricordare che non sempre si ha a che fare con leggende di dame bianche, castelli medievali, streghe e quant'altro a volte la ricerca ti sbatte in faccia la storia reale, la vita persa da persone reali, a volte ti imbatti in una foto ed in un pugno che ti lascia li, come un ebete, tu che ti credevi di essere preparato a tutto.

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